/drà·go/
sostantivo maschile
1. Bestia favolosa di aspetto mostruoso (rettile alato), simbolo della forza scatenata e luttuosa del male da superare o del nemico da abbattere.
Ma siamo sicuri che sia davvero così?
Il suo simbolismo è sempre stato ambivalente:
è una cosa misteriosa la sua potenza, quasi una risoluzione dei contrari.
Apparso in ogni storia come guardiano severo o mostro da distruggere, spostandoci nell’oriente ci parla di pioggia e tuoni, manifestazioni dell’attività celeste; diventa così il simbolo della fecondazione.
L’aumento del tuono, dell’energia Yang, della vita, della vegetazione è apparizione del drago che incarna la primavera, l’est, il verde: esso si leva in cielo all’equinozio di primavera e sprofonda nell’abisso in autunno.
L’immagine medievale dell’eroe solare che, vinto il drago, conquista l’eterna giovinezza è una visione superficiale:
il viaggio consiste nel rendersi conto che l’ombra esiste e si può da essa trarre forza.
È necessario accordarsi con i propri poteri distruttivi.
L’Io non può trionfare senza prima aver assimilato l’ombra.
Tutte le cose terrificanti forse sono cose prive di soccorso il attesa del nostro aiuto.
Il drago è innanzitutto in noi stessi.
16 Aprile 2023
Anelli